Come didascalia a questa recensione potrei usare qualcosa del tipo “un Bill Steer davvero ispirato” e probabilmente non ci sarebbe bisogno di leggere il resto del testo. Il chitarrista che ha legato la sua fama a Carcass e Angel Witch non ha infatti bisogno di presentazioni e rappresenta una garanzia di qualità per tutti gli appassionati di metal. In questo caso si è fatto trascinare da James Atkinson in un progetto devoto al blues britannico – già celebrato con i Firebird - ed all’hard rock degli anni settanta con iniqua devozione per Deep Purple, Free e Thin Lizzy e quel tocco di Led Zeppelin che non guasta affatto. ‘Hustler’s Row’ è stato registrato ai Mutiny Studios di Bradford ed il frontman lo ha definito come un viaggio catartico negli ultimi cinque anni della sua vita. Sarà per questo che l’album appare così oscuro e cancella il debutto e ‘At Her Majesty's Pleasure’ in un colpo solo. Si parte fortissimo con ‘The Searcher’ e ‘Devil’s Advocate On Call’ ed il groove creato dal bassista Robert Threapleton e dal drummer Stuart Dobbins è potentissimo. La classe di Bill Steer emerge limpida in ‘Time Wasters’ e ‘Lady Teaser’ mentre il cantato si fa più epico e ricco di enfasi in ‘Stret And Confusion’ e ‘Dazzle Drizzler’. La title track è ispirata dalla visione distopica e decadente di una strada di Leeds, dove viveva l’ex chitarrista Chris Rogers, che a molti di voi ricorderà le varie Rue Morgue e Acacia Avenue degli Iron Maiden. Nemmeno il tempo di fissare con lo sguardo l’artwork di John Pearson, e ritrovarci diversi simboli del pezzo, e siamo già alla chiusura con ‘So Long Fade Away’. Un lungo assolo che pare infinito e ci ricorda come spesso e volentieri il rock di natura semplice e immediata è quello che funziona meglio.