Oltre all’uscita di ‘Love, Fear And The Time Machine’ dei Riverside il movimento prog metal viene impreziosito dall’uscita del terzo album dei gallesi. Sulla scia di 'The Envisage Conundrum' i Godsticks hanno continuato ad esplorare il lato più heavy e oscuro della loro proposta che comunque mantiene elementi di musica classica e jazz. Prima di tutto avere supportato i Pineapple Thief dal vivo è servito a coltivare l'amicizia con Bruce Soord che ha remixato un paio di tracce. Inoltre, grazie all’esperienza in studio di James Loughery – in passato dietro la console di Def Leppard, Manic Street Preachers e Skindred - la band si è messa maggiormente in gioco rendendo il tessuto strumentale ancora più variegato. Scorrendo la scaletta si passa da palesi citazioni dei King Crimson a passaggi in cui emerge il talento vocale di Darran Charles e con esso anche le sue influenze americane. Nonostante un profilo sostanzialmente prog del background dei Godsticks fanno parte anche Staind, Alice In Chains e Stone Temple Pilots e nell'anthem 'Below The Belt' così come nel potente crescendo di 'One Percent' si percepisce questa apertura mentale. 'Much Sinister' e la title track sono invece i passaggi da cui si evince il desiderio di rendere più cupo il proprio messaggio. Uno stato di emergenza da cui apprendere qualcosa di nuovo.