Una delle delusioni della prima metà dell’anno è stata sicuramente l’uscita di un album piatto e privo di significato da parte di una band che invece tanto mi aveva intrigato in passato. Dispiace dirlo ma buona parte del calo di interesse è dovuto all’ingresso in line-up di Jón Aldará degli Hamferð che non possiede metà della personalità di Mikko Kotamäki degli Swallow The Sun. Il suo timbro pulito monotono avvilisce anche le parti strumentali migliori. Quando si tratta di operare in growl il nuovo arrivato se la cava abbastanza ma quando insiste con le sue doti di baritono e cerca di dimostrare di avere uno spettro più ampio del suo predecessore diventa borioso ed inutile. Inoltre l’accentuata vena progressive del lavoro non mi convince troppo. Continuo a pensare che Olli-Pekka Laine e Kasper Martenson abbiano legato il loro nome ad una formazione differente da quella degli Amorphis di oggi e quindi imitarli nell’evoluzione non ha molto senso per il sottoscritto. Il bassista è micidiale nell’iniziale ‘From The Depths Of Spring’ e pure ‘A Shapeless Derelict’ e ‘Sirens Of Oblivion’ si meritano la vostra fiducia. Il resto è destinato a finire presto nel dimenticatoio.