Abbiamo atteso dieci anni per stringere tra le mani il successore del controverso 'Sideshow Symphonies' ma adesso che la navicella spaziale è di nuovo fuori controllo possiamo sottolineare ancora una volta l'assoluta elitarietà e la lungimiranza di una formazione che ha scritto pagine fondamentali del black metal e dell'intera scena avanguardistica. 'Arcturian' è l'ennesimo esempio di libertà artistica e omaggia l'intera discografia della band con una produzione più organica e live oriented rispetto al passato. Steinar “Sverd” Johnsen (ex Ulver e The Kovenant) è riuscito a riportare in vita un progetto che con 'Aspera Hiems Symfonia' ha segnato l'inizio di un'epoca. Il successivo 'La Masquerade Infernale' spinse gli Arcturus ancora più in avanti concettualmente ed a quel punto le rigide regole del genere vennero stracciate in favore di tastiere spaziali, passaggi percussivi sperimentali e dissonanze in serie. Al fianco del leader troviamo di nuovo Simen “ICS Vortex” Hestnæs, attivo pure con i Borknagar e nei Dimmu Borgir fino a 'In Sorte Diaboli', che ha irrobustito il songwriting regalando alle parti vocali un incredibile potere magnetico, mentre Hellhammer, che già con i Mayhem si è da tempo spostato su territori decisamente più innovativi, spicca come sempre per potenza e precisione. In pochi minuti 'The Arcturian Sign' e 'Crashland' espongono già piuttosto bene il contenuto dell'album al pari degli obiettivi dissoluti che si sono posti i musicisti in questione, ma è con 'Angst' che 'Arcturian' si spinge a livelli altissimi per poi non diminuire mai la sua efficacia. 'Demon' e 'The Journey' sono altri frangenti imperdibili di una release che vi costringerà ad ascoltare la musica con un'ottica diversa dal solito.