La prima considerazione che nasce ascoltando l'ep di esordio dei giovani fiorentini e che, pur non sapendo cosa facesse fino a questo momento, Daniele Dainelli deve cantare. Una voce così è rara da trovare e ci sarà già qualcuno tra addetti ai lavori e critici poco indulgenti che si lamenterà della scelta dell'inglese. In questo caso sarebbe stato impossibile comportarsi in maniera diversa visto che l'essenza del progetto è devota al brit rock ed a fenomeni come Arctic Monkeys e Kasabian. Con il passare del tempo i ragazzi sono passati dal comporre musica indie garage ad un genere più eclettico e complesso con l’inserimento di sfumature psichedeliche e stoner specialmente nelle linee di batteria e nella struttura della chitarra ritmica. Queste quattro tracce, registrate allo studio El-Sop di Sesto Fiorentino, hanno il pregio di non suonare mai banali nonostante la derivazione di base sia certa. Il secondo aspetto da considerare è quello tecnico. Solitamente in un genere come questo sapere suonare è qualcosa che passa in secondo piano all'immagine, ai testi e magari anche alla produzione. Nello specifico i Babylon K non sembrano possedere punti deboli, devono crescere è naturale ma 'Why Are We Living Now?' e 'Waitin' For The Shine Of Light' sono pezzi che verrebbero rubati immediatamente da formazioni abituate alle zone alte delle classifiche. A questo punto aspettiamo un full lenght di debutto che non faccia capire in alcun modo la provenienza della band e assesti un colpo letale alla scena di casa nostra.