Pensate a quante volte avete sentito “questa band spacca il culo” e poi avete inserito il cd nel lettore oppure siete andati addirittura ad ammirarla in sede live e si è rivelata una delusione. Ecco nel caso dei belgi ci penserei due volte prima di contestare tale affermazione perché qualunque forma di reticenza potrebbe rivelarsi alquanto dolorosa. I Nasty sono la via di mezzo esatta tra le tendenze crossover degli Emmure e la foga thrashcore dei Rise Of The Northstar e se fino a due anni fa parlavano di “amore” e vagavano nell'underground del vecchio continente adesso con 'Shokka' sono pronti a conquistare il mondo intero. Dio voglia che quest'album venga promosso a dovere e riesca ad arrivare diritto al cuore degli appassionati americani perché di carne al fuoco stavolta ne abbiamo davvero tanta. Se togliamo skit, interludi e tracce dal vivo la scaletta si riduce a poco più di dieci pezzi ma vi assicuro che è quanto basta per mandarvi il cervello a puttane. La title track è il manifesto di un album in cui elementi hip hop, brutal e thrash vanno a contaminare la storia dell'hardcore e l'etichetta dei Born From Pain ha dato ai ragazzi totale libertà nei testi, alcuni in inglese ed altri in tedesco, ma soprattutto permesso loro di sfruttare al massimo le innovazioni della tecnologia di produzione. I suoni sono infatti in bilico tra il metalcore della seconda metà degli anni novanta e le aperture melodiche tanto care al metalcore con passaggi quali 'Phönix', 'Rebel With A Cause' e 'Irreversible' che si candidano a diventare anthem dal vivo. A tratti il songwriting prende pieghe leggermente diverse. Per esempio 'Lying When They Love Us' ha il potere di catturarti a poco a poco mentre 'Fire' è senza dubbio studiata per attrarre mercati meno intransigenti rispetto a quello europeo. La speranza è che ce la facciano sul serio.