Un viaggio nella musica americana degli ultimi venticinque anni. Un album composto da un cantautore straordinario che ho avuto modo di conoscere per le sue più grandi passioni ovvero la musica e la pallacanestro. L’ex Screaming Trees si mette alle spalle gemme grezze come ‘Blues Funeral’ e ‘Imitations’ per rendere disponibile quella che può essere considerata senza dubbio la sua release più varia. Il songwriting riporta alla mente ‘Whiskey For The Holy Ghost’, ‘Field Songs’ e ‘Bubblegum’ ma siamo al cospetto di dieci tracce che possiedono ciascuna un’identità specifica e differente da tutte le altre. Di primo acchito colpiscono ‘Judgement Time’, ‘I Am The Wolf’ (in collaborazione con Duke Garwood) e ‘The Wild People’, non a caso presentate nella folgorante esibizione estiva al Festival Blues di Pistoia, ma con il passare degli ascolti scoprirete la magia di ‘The Killing Season’ e l’arrangiamento da brividi di ‘Torn Red Heart’ e ‘Death Trip To Tulsa’. Il resto lo fa la sua voce come sempre impareggiabile. Quel tono austero, decadente e drogato che ha contribuito a scrivere la colonna sonora di un’intera generazione. Dopo la compilation ‘Has God Seen My Shadow’ Mark Lanegan vuole aprirsi a nuovi orizzonti ed insieme tra gli altri al polistrumentista Alain Johannes ed al batterista Jack Irons ha tutta l’intenzione di lasciare ancora il segno.