Un ep di debutto sorprendente per questa misteriosa artista danese che unisce la passione per la mitologia norrena ed il black metal con un percorso atmosferico del tutto personale. Immaginate un incrocio suadente tra Ulver, The 3rd And The Mortal e Darkthrone con riferimenti naturalistici e qualche retaggio neo folk [per esempio in 'Frosne Vind']. Appare chiaro immediatamente che la dubbia identità dell'autrice è uno dei motivi di maggiore interesse di una proposta che comunque si distingue anche musicalmente. In rete si trovano già un paio di storie sulla possibile figura che si celerebbe dietro alla ragazza. Qualunque sia la verità episodi come 'Ravnens Banner' e 'Latvian Fegurð' parlano per lei e spiegano l'interesse di una label di elevato tenore qualitativo come la Relapse Records. Il sonwriting è infatti molto vario e ricco di sorprese, l'approccio mai banale ed il tessuto lirico capace di togliersi dosso fin da subito una massa inerme di colleghi poveri di idee. 'Ma Du Braende I Helvede' risulta il brano più crudo mentre ascoltando 'Dybt I Skoven' pare di trovarsi al cospetto dei Jesu di Justin K. Broadrick in un contesto ambientale però totalmente differente e legato ad i territori di ?appartenenza?. Il connubio tra voci eteree, shoegaze e musica estrema è luminoso come l'alba nelle terre laviche islandesi [Myrkur significa oscurità in tale idioma]. Un caleidoscopio di solitudine che ci auguriamo si rifletta presto in un full lenght di altrettanta profondità espressiva.