Una ristampa doverosa quella del debutto degli islandesi che partendo da un black metal infido e senza speranza hanno spostato progressivamente il loro interesse verso territori più atmosferici e stoner oriented. E' proprio questo cambiamento che rende così interessante l'ascolto di pezzi come 'The Underworld Song' e 'Tormentor' che segnarono il primo approccio della band con un mercato discografico non certo interessato al panorama del loro paese come succede adesso. L'album venne registrato allo scadere degli anni novanta ma pubblicato solamente tre anni dopo dalla Ars Metalli. Lo scarso budget a disposizione lo rese una rarità dopo pochi mesi e oggi ne possiamo godere nuovamente in una versione arricchita dai demo dell'epoca. Le influenze più evidenti sono quelle di 'Frost' degli Enslaved e 'Omnio' degli In The Woods ma l'assurdo scream di Aðalbjörn Tryggvason possedeva fin da allora una personalità distintiva. Clamorosa la chiusura affidata alle note disturbanti di 'Árstíair Daudhans'.