-Core
Ascendancy
Trivium
Roadrunner Records
Pubblicato il 11/01/2006 da pozz
Songs
1. The End Of Everything
2. Rain
3. Pull Harder On The Strings Of Your Martyr
4. Drowned And Torn Asunder
5. Ascendancy
6. A Gunshsot To The Head Of Trepidation
7. Like Light To The Flies
8. Dying In Your Arms
9. The Deceived
10. Suffocating Sight
11. Departure
12. Declaration
Songs
1. The End Of Everything
2. Rain
3. Pull Harder On The Strings Of Your Martyr
4. Drowned And Torn Asunder
5. Ascendancy
6. A Gunshsot To The Head Of Trepidation
7. Like Light To The Flies
8. Dying In Your Arms
9. The Deceived
10. Suffocating Sight
11. Departure
12. Declaration
Ladies and gentlemen, here comes the next big thing! La Roadrunner, nell’anno del suo venticinquesimo compleanno, decide di coprirsi le spalle per celebrazioni future, incoronando quattro poco più che teenagers a portabandiera della label negli anni a venire. E la scelta sembra corretta. “Ascendancy”, che segue il precedente “Ember To Inferno” edito da Lifeforce, risulta essere una delle migliori, azzeccate e fresche uscite della RR da un paio d’anni a questa parte. I quattro, capitanati dal talentuoso cantante/chitarrista Matt Heafy (praticamente un ventenne che dal quasi anonimato è diventato un’icona al pari di Robert Flynn, Dino Cazares e Joey Jordison, come lui protagonisti del cd celebrativo della RR), si dedicano ad un metalcore che prende spunto sia dal metal anni ’80 sia dal death svedese. Ogni singola traccia trasuda di una passione sconfinata nei confronti di Slayer, Testament, Metallica, Dark Tranquillity, In Flames, ma anche di nonno Dickinson e compagni, il tutto riarrangiato e rivisto in chiave moderna, attraverso un restyling di stampo hardcore che dà pesantezza, velocità e dinamicità ad ogni traccia. L’essere dei ragazzini non impedisce loro di mostrare capacità tecniche superiori alla media, accompagnate da testi (tutti scritti da Heafy) complessi, e il risultato non è quello di sembrare una cover band dei nomi elencati in precedenza. I Trivium riescono a creare un’anima propria, a cavallo tra l’antico e il moderno, per tutta la durata di “Ascendancy”. Dopo un’intro che ha il sapore della calma prima della tempesta, l’ondata sonora di “Rain” e della sua doppia cassa martellante apre le danze. In realtà, il pezzo risulta essere uno dei meno convincenti, poiché a lungo andare l’attesa di un’esplosione non viene ripagata da un ritornello troppo piatto. Nessun problema però, il bello deve ancora venire. Da questo momento in poi i ragazzi della Florida assestano uno dietro l’altro dei colpi degli del miglior Cassius Clay: il trittico “Pull Harder On The Strings Of Your Martyr, “Drowned And Torn Asunder” e la titletrack dimostrano in pieno l’enorme talento compositivo dei Trivium. Soprattutto la prima traccia citata rappresenta uno dei picchi principali della band, col suo growl lancinante, la ricerca del ritornello melodico che questa volta va nettamente a segno e, caratteristica principale della band, la dimostrazione di aver appreso dalle band ispiratrici l’arte dell’assolo. L’album ne è colmo, e questi hanno lo stesso effetto di un vestito da sera addosso ad una bella donna: rendono ancora più preziosa un’opera già di primo livello. Seguono “A Gunshot To The Head Of Trepidation”, traccia a cavallo tra il thrash e il classic metal, ma, sooprattutto, “Like Light To The Flies”, il pezzo definitivo: una cavalcata di splendido metal moderno che lascia spazio ad un ritornello tutto da cantare e ad un altro minuto abbondante di assolo di chitarra trascinante. “Dying In Your Arms” calma la frenesia delle tracce precedenti e risulta alla lunga insipida, quasi emo, ma subito dopo incalza “The Deceived”. In questo frangente, il batterista Travis Smith dà libero sfogo a tutta la sua velocità, e il resto della band gli va dietro perfettamente. L’album si chiude con “Suffocating Sight”, un altro concentrato di tecnica e melodicità metallica e di violenza di stampo hardcore, “Departure”, pezzo intensissimo in perfetto stile eighties che poi esplode in furia thrash, e “Declaration”, traccia che purtroppo non conclude in bellezza il cd senza aggiungere niente a ciò che si è sentito in precedenza. Riassumendo, i pregi di questi ragazzi risiedono principalmente nella ricerca del giusto amalgama tra violenza e aperture melodiche, nell’essere in grado di scrivere assoli coinvolgenti (arte, ormai, in via di estinzione) e, di conseguenza, nella perfetta armonia tra i due chitarristi, oltre ad un songwriting non banale. Da rivedere, invece, nei pezzi prettamente melodici che convincono meno. Peccati di gioventù, che non hanno impedito ad “Ascendancy” di venir premiato quale miglior album del 2005 da Kerrang. Se non si monteranno troppo la testa, ne sentiremo parlare a lungo.
Trivium
From USA

Discography
Ember to Inferno (2003)
Ascendancy (2005)
The Crusade (2006)
Shogun (2008)
In Waves (2011)
Vengeance Falls (2013)
Silence in the Snow (2015)
The Sin and the Sentence (2017)
What The Dead Men Say (2020)
In The Court Of The Dragon (2021)