Come nelle favole peggiori il destino ha voluto che i Bush decidessero per una sagoma di aeroplano come cover del loro godibilissimo ritorno affrettandosi a cambiarla dopo l’attentato alle Twin Towers con un velo dorato che riprende il titolo ‘Golden State. Allo stesso modo il singolo che doveva chiamarsi ‘Speed Kills’ è diventato ‘The People That We Love’ senza perdere una briciola della sua carica commerciale. Cambiamenti in corsa a parte il quarto lavoro di Gavin Rossdale e soci sorprende per la capacità della band inglese di scrivere pezzi semplici, aggressivi, melodici, dinamici trasportando grazie a Dave Sardy e Gregg Fidelman (in sostituzione di Steve Albini) il loro live sound in studio guadagnando in energia e immediatezza. Non siamo di fronte al post grunge moderno di ‘Sixteen Stone’ e ‘Razorblade Suitcase’, alla ricostruzione elettronica di ‘Deconstructed’ e nemmeno al pop immerso nel futuro di ‘The Science Of Things’ perché ‘Golden State’ è un grandissimo disco di rock punto e basta. ‘Superman’, The People That We Love’ e ‘Land Of The Living’ assicurano un sicuro successo di vendite anche per il futuro. Ma le due perle di ‘Golden State’ sono sicuramente le struggenti aggressioni sonore di ‘Inflatable’ e ‘Head Full Of Ghosts’ che dimostrano (se ce n’era ancora bisogno) come i Bush abbiano un notevole talento dietro alla facciata multiplatinata che fa di Rossdale un modello rubato alle sfilate di CK a servizio di un grunge rock vedderiano di importazione. Anche se sul nome ci sarebbe da dire…