01. Feed Us 02. Blue 03. Sky Is Over 04. Lie Lie Lie 05. Money 06. Baby 07. Gate 21 08. The Charade 09. Honking Antelope 10. Saving Us 11. Elect The Dead 12. Falling Stars 13. Beethoven’s Cock 14. Empty Walls
Songs
01. Feed Us 02. Blue 03. Sky Is Over 04. Lie Lie Lie 05. Money 06. Baby 07. Gate 21 08. The Charade 09. Honking Antelope 10. Saving Us 11. Elect The Dead 12. Falling Stars 13. Beethoven’s Cock 14. Empty Walls
Non credo esista un modo adeguatamente esaustivo per accennare alle caratteristiche che rendono Serj Tankian un frontman tanto lontano dagli aspetti convenzionali della figura che incarna quanto capace ogni volta di reinventarsi in maniera camaleontica e sorprendente, come solo i grandi sanno fare. Ormai accantonate le speranze di vedere risorgere i System Of A Down dalle ceneri di troppi anni passati nel silenzio, la voce iconografica di "Aerials" e "Toxicity" era tornata, due anni fa circa, presentando un disco solista che aveva in prontamente agito da spartiacque. Una polarizzazione che, nel bene e nel male, aveva sancito l"esordio solista e che aveva catturato l"attenzione della critica e dei fans. Chi come me verteva su posizioni più moderate, incerti se lasciarsi totalmente affare dall"incalzare di "Baby" e dall"energia di "Empty Walls" o resistere in caso di più noiose e deludenti "Saving Us" o "Honking Antelope", non può che rispondere al richiamo della notizia di questo nuovo lavoro in collaborazione con la Auckland Philharmonic Orchestra. Un disco sinfonico quindi, ma badate, ben lontano dai trend orchestrali proposte da numerosi colleghi. Due mondi che tentano di fondersi e poeticamente ci riescono, regalando l"emozione di un corpo orchestrale composto da settanta musicisti che accarezza la voce inconfondibile del cantante armeno. Vederlo muovere i primi passi sul palco vestito di bianco e lentamente prendere in mano il microfono per intonare "Feed Us", "Blue" e "Sky Is Over" in successione regala piacevoli brividi e mostra un Serj mai così drammatico, intenso e profondo. Quasi che il mondo del metal non fosse abbastanza, che non fosse la pelle in cui ritrovarsi più naturalmente e che solo in un palco così affollato e così diverso dalle situazioni a cui tutti siamo abituati riescano a favorire il vero talento dell"artista per permettere a Serj Tankian di esprimersi al meglio e di riuscire a far trasparire completamente l"eccitazione, l"entusiasmo e la carica complessiva dell"intero lavoro. Musica ed immagini non possono che essere più esaustive per questo "Elect The Dead Symphony", mettendo in luce la difficoltà di conciliare le atmosfere metalliche e quelle orchestrali, tanto da sbagliare e tradurre erroneamente l"arrangiamento di pezzi come "Money", ma soprattutto esaltare l"enorme lavoro e l"appassionata dedizione di un artista che continua a mutare, continua a farci trannere il fiato e non manca mai di omaggiare il pubblico di pathos ed emozione.