L"illusione di tornare grandi è qualcosa che si può materializzare nelle note di un disco. Lo dimostrano gli Staind con "The Illusion Of Progress" che socchiude ogni spiraglio aperto con il precedente "Chapter V" riportando il gruppo al livello del penoso "14 Shades Of Grey". Ci troviamo di fronte a musicisti che non sanno più quale direzione prendere e caricano i loro dischi di ballate strappalacrime per tirare fuori quel singolo in grado di regalare loro denaro e fama. Non certo "Believe" che suona sentita e risentita dopo pochi secondi. La forza emotiva che aveva la voce di Aaron Lewis in "Dysfunction" non trova più sbocco alcuno e la produzione di Johnny K non fa mai la differenza. Gli unici tre pezzi a ergersi al di sopra del piattume sono l"iniziale "This Is It", "Pardon Me" e "Raining Again" Niente comunque di paragonabile al secondo e terzo disco di una band in crisi di identità e destinata a deludere chiunque abbia riposto ancora un margine di fiducia nei suoi confronti.