Dopo due ottimi cd e un esordio su major che li ha portati alla ribalta, la Fat Wreck decide di ristampare l’esordio dei Rise Against, questo “The Unraveling”, che chi vi parla considera ormai una pietra miliare dell’hardcore californiano. Per chi non li conoscesse, i Rise Against sono una delle poche band hardcore californiane a non risultare noiose e uguali a mille altre, ma, anzi, sono in grado di aggiungere capacità personali di tutto rispetto. Oltre ad una sezione ritmica decisamente incisiva e ad un bassista di tutto rispetto, presentano un cantante, Tim McIlrath, che negli anni ha dimostrato di sapersi destreggiare alla grande sia sulla parti urlate che in quelle più melodiche e tranquille, come nella prima ballad della band apparsa sul loro ultimo lavoro, “Siren Song of the Counter Culture”. I testi sono quelli di una band particolarmente impegnata in denunce sociali e difesa dei diritti umani, temi trattati da mille altre band, ma nel loro caso con senso e intelligenza. Se la notorietà è stata raggiunta con gli ultimi due lavori, in particolare l’ultimo, con questo primo cd la band di Chicago dimostrò subito di potersi ergere a guida di un movimento che ad oggi può considerarsi praticamente morto, se non fosse per l’apporto di quelle band che ne rappresentano lo zoccolo duro: Pennywise, Strung Out, Lagwagon, Propagandhi e, naturalmente, Rise Against. La ricetta è quella descritta in precedenza: ritmi serratissimi, brani veloci e con un tiro immediato, stop’n’go al fulmicotone e ritornelli che prendono al primo ascolto. In alcuni pezzi, stacchi di hardcore puro e duro, e piccole scorie metalliche di tanto in tanto a personalizzare il loro sound. Sedici splendide tracce, che non accennano a diminuire l’attenzione dell’ascoltatore. La title track, uno dei pezzi “più lenti” (eufemismo…) entra nel cervello e non lo lascia più, rabbiosa ma allo stesso tempo armoniosa, e con uno di quei cori che canti dall’inizio alla fine con piena soddisfazione. Ma come non citare l’apertura con la grintosissima “Alive And Well”, o la violenza tipicamente hardcore di “Stained Glass And Marble”, oppure la splendida “Sometimes Selling Out Is Giving Up”, ultra-melodica, con un breve assolo ad arricchirla e che ricorda vagamente nella struttura gli inarrivabili Bad Religion. Rispetto all’edizione originale del 2001, la ristampa aggiunge due brani alla scaletta, “Join the ranks”, già presente in un demo precedente al 2001, e l’inedito “Gethsemane”. Il primo è una breve ma intensa mazzata, mentre “Gethsemane” è un pezzo assolutamente atipico, per nulla immediato, con una struttura abbastanza complessa, un inizio decisamente groovy e un finale incazzatissimo. Come tutte le ristampe, per i fan della band non aggiunge niente che già non si sappia, ma dà sicuramente la voglia di rimettere nello stereo qualcosa che in precedenza aveva dato grandi soddisfazioni. Mentre per chi si vuole avvicinare alla band è un biglietto da visita non di poco conto.