-Core
Anonymous
Tomahawk
Ipecac
Pubblicato il 11/06/2007 da Roberto Michieletto
Songs
1. War Song
2. Mescal Rite 1
3. Ghost Dance
4. Red Fox
5. Cradle Song
6. Antelope Ceremony
7. Song Of Victory
8. Omaha Dance
9. Sun Dance
10. Mescal Rite 2
11. Totem
12. Crow Dance
13. Long, Long Weary Day
Songs
1. War Song
2. Mescal Rite 1
3. Ghost Dance
4. Red Fox
5. Cradle Song
6. Antelope Ceremony
7. Song Of Victory
8. Omaha Dance
9. Sun Dance
10. Mescal Rite 2
11. Totem
12. Crow Dance
13. Long, Long Weary Day
Mi ero sinora stupido che, considerate le istrioniche propulsioni creative che animano Mike Patton, i Tomahawk fossero, alla resa dei conti, di certo un buon gruppo (ci mancherebbe visto che al suo interno militano, oltre a Patton, Duane Denison di Jesus Lizard e John Stanier di Helmet e Battles, mentre non è più della partita l’ex Cows e Melvins Kevin Rutmanis), ma anche e soprattutto un gruppo “normale”. Dove la normalità era insita nel fatto che il rock veniva rivisitato secondo diverse modalità alternative, ma rimaneva comunque ancorato a regole codificate. E tutto ciò mi stupiva, anche se il precedente (e secondo) album, ‘Mit Gas’, aveva lasciato intendere che la contaminazione, moderata, era parte integrante del progetto. Ma era chiaro che per portare Tomahawk su di un differente livello di percezione, da parte di pubblico e critica, serviva una mossa non prevedibile, e così, a dispetto del titolo che vorrebbe indicare una presunta mancanza di identità, ecco che il lavoro ci riserva molte e gradite sorprese. Innanzitutto spieghiamo che l’anonimo è riferito agli autori, sconosciuti, delle canzoni che hanno costituito la base di partenza per la composizione di ‘Anonymous’; infatti si tratta di pezzi della tradizione dei Nativi Americani e risalenti alla fine del XIX secolo e inizio del XX, poi ricostruiti nel corso degli anni da studiosi e archivisti vari. E se i brani, nella veste originale, potrebbero essere etichettati come folk/etnico (mi stupirei del contrario …) l’interpretazione che ne viene data da Tomahawk (tra l’altro il nome della band trova finalmente un’effettiva applicazione…) è sorprendente. Si percepisce in maniera nitida qual è la provenienza delle tredici tracce (che abbiano scelto quelle più oscure, sebbene melodiche è certo rilevante), ma poi ci si ritrova avvolti in un clima sonoro affascinante, dove convivono i Fantômas meno ostici e i Faith No More più lontani dall’idea di crossover, racchiusi in robuste strutture rock ritualistiche, con alternanza tra sezioni ritmiche predominanti (altamente creative) e passaggi rarefatti (direi quasi spirituali, ma in senso agnostico), perfette inserzioni di elettronica mai invasiva e una, l’ennesima, prestazione vocale stratosferica di Mike Patton, che si è assolutamente calato nella parte. Estremamente interessante.
Tomahawk
From USA

Discography
2001 - Tomahawk
2003 - Mit Gas
2007 - Anonymous
2013 - Oddfellows