Un album di debutto visionario e piuttosto dark, costruito su diversi interludi, brani criptici ed altri in cui l’artista svedese svela a poco a poco la sua interpretazione del pop. A pubblicarlo è Icons Creating Evil Art, etichetta che si sta mostrando molto attenta nello scoprire alcune delle realtà più interessanti della musica nordica (Louise Lemón, Old Kerry McKee) e Ellinor Sterner Bonander non sfugge alle caratteristiche di buona parte del catalogo, evidenziando una produzione plumbea e liriche catartiche che ben si addicono ad un ascolto denso di elementi. ‘Martha’ e ‘Backseat’ sono due singoli in grado di darle visibilità internazionale ma colpiscono anche gli arrangiamenti tetri di ‘Silent Nights’ e ‘Ode’, con cui la Bonander, che di recente è apparsa anche su ‘In Collaboration With Flowers’ della chitarrista jazz Agnes Persson’, si mette a nudo tra archi cinematografici, linee di basso corpose e synth subliminali. Le liriche sono legate alla complessità dell’identità femminile e cattura l’attenzione l’omaggio a Maria Mitchell ovvero una delle prime astronome statunitensi, che nel 1847, utilizzando un telescopio, scoprì una cometa.