Ho avuto la possibilità di ammirare dal vivo l’artista originaria della Bosnia Erzegovina durante le selezioni dell’Eurovision Contest, più o meno nel periodo dell’uscita di ‘Closure’, il suo album precedente, e sono rimasto sbalordito dalla sua capacità di connettersi con l’ascoltatore a dispetto degli arrangiamenti moderni e del vasto utilizzo dell’elettronica nella sua musica. Ho sempre trovato abbastanza discutibili i paragoni con Bon Iver e Daughter, non tanto per la qualità della proposta quanto perché le radici della Kadic affondano in maniera evidente nella cultura folk scandinava ed un pezzo fantastico come ‘Run, Lucifer’ - che vi consiglio di godervi nelle Gothenburg Sessions che trovate in rete - lo dimostra ampiamente. Il suo quarto lavoro in studio – edito dall’etichetta di Amanda Mair, Port Noir e Kari Rueslåtten - segue una direzione ambient ma calda e strutturata, rappresenta un passo in avanti notevole in termini di produzione e singoli come ‘Darkness Born In Youth’ e ‘You Are’ hanno tutto per ottenere un riscontro a livello internazionale. L’atmosfera è quanto mai plumbea e difficilmente si trovano spiragli di luce, anche perché la forza del songwriting della ragazza sta proprio nel grande fervore malinconico e nella delicatezza con cui espone tematiche triste e oscure. Uno sguardo penetrante ed un cantato superbo che potranno distrarvi per qualche ora dagli ascolti più rigorosi a cui siete abituati.