Tra le migliori uscite dell'etichetta indiana, specializzata in metal estremo e copertine efferate come quella realizzata per l'occasione da Alli Tuttle, troviamo sicuramente il secondo lavoro su lunga distanza del trio originario di New Brunswick, New Jersey. Il successore di 'Negative Life' viene aperto da 'Caverns Of Insipid Reflection', oltre sei minuti durante i quali gli appassionati di Ulcerate, Gorguts e Revocation troveranno conforto. Seguono 'Relinquish The Self' e 'Excess Womb' e la sensazione è che la matrice compositiva sia diventata leggermente più umana e live oriented, nella speranza che questo disco possa essere promosso in maniera adeguata sui palchi di tutto il mondo. Le fataliste 'Death Curse' e 'Rabid Future' e la strepitosa 'The Ubiquity Of Time', quasi nove minuti di dolore e agghiacciante oscurità che sfumano nel silenzio, coincidono con gli altri apici della tracklist. Ottimo il guitar work di Mike Goncalves, responsabile pure di parti vocali e basso, e Pete Lloyd e curiosa la presenza del theremin di Cody McCorry e del violino di Ben Karas. L'assolo di chitarra di 'Dressed In Violence' è di Peter Brown mentre l'incedere marziale e demoniaco dietro le pelli di James Applegate avrebbe meritato un click in più a livello di produzione o mastering. Il mini album 'Hypochondria Of The Machine' aveva già mostrato progressi importanti ma con 'Malignant Reality' i Replicant si candidano a rivelazione dell'anno in ambito underground metal.