Non solo ‘Colors II’ si rivela un’esperienza totalmente immersiva nella musica moderna, ma un disco capace di riflettere nella sua globalità il messaggio, molto forte ed evocativo, del singolo ‘Future Is Behind Us’. Immagino non sia stato facile riprendere il concept di ‘Colors’, non solo il capolavoro degli americani ma anche il disco che ne ha segnato la svolta stilistica, eppure la formazione originaria del North Carolina ha saputo spingersi addirittura oltre e rendere le nuove canzoni appetibili sia per i vecchi che per i nuovi fan . La performance vocale di Tommy Giles Rogers, autore tre anni fa dell’avvincente ‘Don’t Touch The Outside’, è sbalorditiva (‘Stare Into The Abyss’ e ‘Bad Habits’) e, in fase di produzione, Jamie King (The Contortionist, Scale The Summit) ha messo ancora più in risalto i vari strumenti nell’ottica di un ibrido perfetto tra progressive metal e technical death con guizzi melodici intriganti e cospicui confronti con i Dillinger Escape Plan (‘Never Seen/Future Shock’ e ‘Turbulent’). Il guitar work di Paul Waggoner e Dustie Waring è stellare, Blake Richardson è un ossesso dietro le pelli e Dan Briggs si divide come al solito tra basso e synth regalando corpo alle dinamiche. ‘Monochrome’ e ‘The Double Helix Of Extinction’ segnano un inizio clamoroso ma sono le successive ‘Revolution In Limbo’ e ‘Fix The Error’ a dare indizi probanti su un livello di superiorità assoluto. Un pattern tecnico da brividi ed un ritorno avvincente dopo gli stupefacenti due capitoli di ‘Automata’, per uno dei gruppi più coraggiosi e influenti degli ultimi vent’anni.