Il quinto full lenght degli americani, in cui ricordo di essermi imbattuto grazie ad un micidiale sampler di Prosthetic Records, ripropone con urgenza un argomento su cui si è dibattuto molto negli ultimi anni ovvero su quale sia la vera essenza del black metal. Al di là delle contaminazioni sonore, qui ce ne sono parecchie dallo sludge al death, una fascia di pubblico preferisce non guardarsi alle spalle e cercare di spingere in avanti l’evoluzione del genere nato in Scandinavia alla fine degli anni ‘80. Un’altra, quella più cospicua peraltro, pretende invece che le uscite black restino ancorate se non alle sonorità almeno ai valori dei masterpiece che tutti conosciamo. Personalmente trovo che la bontà di un album black metal risieda soprattutto nella sensazione di disgusto e atrocità che riesce a trasmettere e ‘Verloren’, vi assicuro, è uno degli album più malati che abbia ascoltato negli ultimi anni. Il gruppo originario di Atlanta ha dovuto fare i conti con la dipartita di due membri importanti come il bassista Colin Marston (Gorguts, Krallice, Dysrhythmia) ed il chitarrista Ethan McCarthy (Primitive Man) – presente comunque su ‘Passing through…’ che è stata realizzata a partire da field recordings catturati durante un vero funerale - e praticamente della vecchia guarda ormai sono rimasti solo il chitarrista-cantante Mike Thompson (ex Necroflesh) ed il drummer Beau Brandon. Ciò non ha influito affatto sulle registrazioni del successore di ‘Grief Relic’, che si muove liberamente nei territori solcati in passato da Neurosis, Lesbian, Enslaved e Inter Arma, mostrando affinità con i recenti lavori di altre realtà del catalogo di Season Of Mist come Altarage, Impure Wilhelmina e Erdve. Una release impressionante per costruzione ed efficacia. Capace di provocare dolore sia fisico che mentale.