L’Estate si è accesa e le temperature non sono mai sotto i trentacinque gradi. Il mondo fa schifo ma c’è comunque bisogno di qualcosa che raffreddi gli spiriti e la mente. Niente di meglio del nuovo lavoro del duo originario del Vermont che, insieme al producer Eric Sauter, ha reso il proprio impatto sonoro sempre più tellurico e invasivo, concedendo ancora minore spazio alla melodia. La magnifica copertina realizzata dall’artista indonesiano Ibay Arifin Suradi (Daughter Chaos) ben si addice ad un approccio underground e scevro da compromessi. Influenze sludge, punk e black arricchiscono un blackened doom di rara ferocia nessuna delle quattro canzoni che costituiscono questo terzo full lenght risulta inferiore ai dodici minuti, con “un flusso e riflusso organismico ed una propulsione naturale che impedisce la stagnazione”. Il chitarrista e cantante Willow Ryan ed il batterista Edward Holgerson, guidati dal sommo disgusto per il disastroso impatto che il genere umano ha avuto sul pianeta, si sono superati tributando gli esordi di ‘Ruins’ con suoni tremendamente più compatti ed evoluti.