Un bel disco di heavy metal vecchio stile per gli sloveni che dimostrano di aver compiuto dei progressi importanti a partire dal debutto su lunga distanza ‘Digital God’. In tre anni hanno saputo migliorare la produzione e gli arrangiamenti ma soprattutto rendere la loro proposta appetibile sia per i nostalgici della NWOBHM che per i ragazzi più giovani che si avvicinano al metal. I portatori della luce non fanno nulla per nascondere le influenze di Iron Maiden, Saxon e Judas Priest ed il cantato di Jan Lescanec è di prima qualità. Non male neppure il guitar work di Grega Stalowsky che forse potrebbe migliorare nelle dinamiche. A volte infatti si ha l’impressione che certe soluzioni siano un po’ forzate per seguire gli standard del genere e di conseguenza poco naturali in prospettiva live. In ogni caso pezzi come ‘Denotane’ e ‘Constellation’ sono assolutamente competitivi con quanto di meglio è uscito di recente nel resto del Vecchio Continente e nei quindici minuti di ‘Chernobyl’ gli Skyeye dimostrano di sapere gestire bene i tempi e riuscire a raggiungere livelli notevoli di epicità senza annoiare. Se sapranno imbarcarsi in un tour importante potrebbero togliersi delle soddisfazioni.