Non soltanto una, la quinta traccia di oltre dodici minuti, ma sette odissee sonore che tratteggiano questo debutto estremamente interessante e da poco disponibile anche in formato fisico. Il fiore di loto è considerato l'unica pianta acquatica che può emergere dall'oscurità di un vaso profondo per prosperare, elevarsi dall'acqua e sbocciare in un fiore di grande bellezza. Ha un significato simbolico in molte società, rappresenta la lotta per la massima purezza ed è spesso associato alla spiritualità. Per questo il chitarrista e compositore Gérald Gimenez ha preso spunto dalla poesia e dall'improvvisazione per dare alla materia post rock e prog una forte connotazione spirituale. Al suo fianco ha voluto William Laudinat, synth e tromba, e Dimitri Kogane, batteria, ma soprattutto Julie Castel Jordy che sa spingere queste trame verso l'elegiaco e poi di colpo staccare la spina e apparire quasi distratta, mentre l'ascoltatore si confonde. Un continuo alternarsi di soluzioni melodiche più o meno potenti che dovrebbe permettere al gruppo originario di Tolosa di catturare l'attenzione necessaria per soddisfare le proprie ambizioni in futuro.