Dopo il Manoscritto di Voynich il disco di Nebra, ovvero un’antica lastra di bronzo e oro che viene considerata la prima rappresentazione del cielo. Il progetto parallelo dei Deadly Carnage, autori tre anni orsono del massiccio ‘Through The Void, Above The Suns’, continua ad esaminare i misteri ancestrali del nostro pianeta e gli angoli più reconditi dell’universo e l’oscurità del concept e delle atmosfere si rivela una costante così come la varietà delle influenze proposte. Lungo questi quattro brani dilatati, tra i quali spicca senza dubbio ‘Ratis’ promossa con un video avvincente, vi imbatterete infatti in retaggi post-black, sludge, funeral doom e death, riff martellanti, percussioni ossessive e trame vocali sinistre. Non solo, in ‘Nebra’ troverete pure effetti ambient che mi hanno fatto immediatamente pensare a certe uscite della Eibon Records. Nel complesso l’album dimostra che gli Omega possono competere a livello internazionale e la produzione è progredita, puntando su sonorità organiche ed evocative. Dalla Mesopotamia all'Irlanda, dalla Cina al Nord America, il nostro pianeta è disseminato di strutture megalitiche accomunate da un disegno terribile e apocalittico che si perde nella notte dei tempi. Auguriamoci di conseguenza che ‘Nebra’ sia soltanto il secondo capitolo di una lunga discografia che potrebbe sul serio regalare sorprese.