Lo Zenith degli estoni si contraddistingue di quattro pezzi che mostrano un approccio molto più condiviso rispetto al debutto. Non a caso 'Whale Songs' era nato dalle idee di un singolo musicista a cui solo in seguito si erano uniti altri tre elementi. Adesso l'ibrido tra progressive e post-rock è diventato più maturo e viene servito con un mixaggio che mette in evidenza ogni strumento e non solo le chitarre di Aleksandr Ivanov e Sulo Kiivit. Il basso di Sten Loov è infatti preminente e le parti di batteria di Dmitri Orlov servono per accentuare l'imprevedibilità dell'impianto melodico. L'immagine di copertina è stata scattata in Armenia e ben si lega a 'Motership', seconda traccia in scaletta che segue la folle 'Supernova' e anticipa il finale di 'Beacons' e 'Distant Light'. Per gli amanti delle referenze, alcune similitudini possono essere trovare con certe cose di This Will Destroy You e Caspian ma le atmosfere sono di estrazione totalmente differente e condizionano parecchio l'esperienza uditiva. Ciò rende ancora più interessante l'attesa del prossimo full-lenght che potrebbe segnare una svolta importante nella carriera del quartetto.