Una componente tribale che cresce di minuto in minuto, beat ossessivi e ripetizioni di note in serie, mentre bizzarre melodie orientali si muovono sullo sfondo e una voce ruvida legge dei sottotitoli in contrasto con la psichedelia sprigionata dalle chitarre. L'esordio dei mantovani, guidati dal carismatico Christian Bindelli, è magnetico e nervoso, ti rapisce fin dall'inizio e non risulta mai derivativo. Soprattutto è il risultato di un lungo processo di perfezionamento che è passato attraverso alcuni EP e tante date dal vivo. Una volta trovata la quadratura del cerchio, gli a/Ipaca si sono recati presso La Buca Recording Studio di Montichiari e, sotto la supervisione di Davide Chiari, hanno registrato nove canzoni, poi in seguito mixate da Marco Degli Esposti. La title-track è un inno da tour, ‘Hypnotic’ e ‘I Am Kevin Ayers’ si muovono nel limbo onirico caro ai Tame Impala mentre altri passaggi sono ben più polverosi e ruvidi, con rimandi ai King Gizzard & The Lizard Wizard ma anche, per rimanere in Italia, ai Jennifer Gentle. Quello che manca adesso è solo un palco dove vederli salire, per liberarsi nella sala in una danza primitiva e lasciarsi andare ad una liberazione fisica e concettuale. Per il momento dovremo trovare dentro noi stessi il 'Beat Club' di cui abbiamo un disperato bisogno.