Aperture sinistre, atmosfere black metal, grida assassine alla Cradle Of Filth e melodie folkeggianti che si inseriscono in maniera subliminale nel tessuto strumentale. Così i norvegesi compiono un altro passo in avanti nell'ottica di un allargamento della fanbase, in un periodo non certo florido per il genere. Il suono di batteria è metallico e freddo, nei videoclip non mancano riferimenti a Vikings e nel complesso il successore di 'Norrøne Spor' appare più conciso e letale. Le registrazioni si sono svolte allo Studio Borealis, tra impedimenti e difficoltà legate alla pandemia, di proprietà di Frode “Grimar” Glesnes – supportato come di consueto dal batterista e tastierista Ulvar, dal chitarrista Ole Sønstabø e dall'altro chitarrista, che si è appena aggiunto alla truppa, Tom Enge - e composizioni come 'The Blood And The Iron' e 'Stars', sorretto da una componente tribale spettacolare, segnano una bellicosa dichiarazione di intenti a venticinque anni di distanza dal leggendario 'Dragons Of The North'. A volte sembra quasi che gli Einherjer facciano più il verso agli Ensiferum ed agli Amon Amarth, ma i legami con la scuola norvegese sono in ogni caso palesi e le chitarre di 'Echoes In Blood' e 'West Coast Groove' mostrano un sound maggiormente NWOBHM oriented che non dispiace affatto. Anche perchè guardare alle stelle in questo periodo potrebbe essere foriero di benefici.