In un periodo in cui non si fanno concerti a causa della pandemia che ha colpito il pianeta, aspettiamoci tante uscite, anche inaspettate, in questi prossimi mesi. La tecnologia, sotto questo punto di vista, aiuta tantissimo, colma le distanze ed è per questo motivo che molti musicisti decidono di mettersi insieme per il gusto di suonare e fare lavori che potrebbero anche essere messi nel cassetto se le nostre vite procedessero semplicemente in maniera regolare. Gli Octavision sono l’ennesima band all star in cui sono confluiti artisti che già fanno parte di altri gruppi pieni di fenomeni. Sotto questo profilo il prezzemolino Jeff Scott Soto e il fenomenale Billy Sheehan, dopo essersi assemblati nei buoni Sons Of Apollo, hanno deciso di unire le forze e dare origine agli Octavision che, tra le loro fila, hanno personaggi del calibro di Murzo, Roman Lomtadze e Victor Vooden. La particolarità sta proprio nella presenza in questo combo di due bassisti come Sheehan e Vooden, elemento molto raro al giorno d’oggi. La musica che ne è venuta fuori non si discosta molto da progetti come i summenzionati Sons Of Apollo, Transatlantic e via discorrendo. Ci sono pezzi abbastanza lunghi in cui viene esaltata la tecnica sicuramente eccelsa dei musicisti in questione a cui fanno da contrasto canzoni dal formato standard. In pratica, non si registra nulla di nuovo sotto il sole. Tanto esercizio di stile, belle interpretazioni, grande tecnica, ma tutto sommato niente di epocale, nonostante gli eccelsi curricula presenti in questa formazione. Questo disco, che arriva a chiusura del 2020, è vivamente consigliato soprattutto agli amanti di Dream Theater e affini.