Flavio Ferri, fondatore in passato dei Delta V, ha realizzato un disco molto difficile e ostico. “Testimone Di Passaggio”, tanto per essere chiari, non è una passeggiata per quanto riguarda l’ascolto, ma necessita di attenzione e una profonda voglia di rimanere concentrati. Solo in questo modo si può capire un lavoro che non ha nulla di banale e che cresce ascolto dopo ascolto. Non vi sono singoli dall’impatto radiofonico come qualcuno potrebbe pensare, anche se “Le Verità Roventi” è un brano orecchiabile, ma anche molto trasversale. Le atmosfere sono cupe e non danno sfogo ad aperture di impatto. Ci sono riferimenti ai C.S.I. di K.O. De Mondo in “Moderna”, anche se a volte come approccio e sonorità si sentono frammenti di quel capolavoro che fu “ACAU” scritto e suonato da Gianni Maroccolo. E il Marok in questo lavoro c’è davvero, perché suona il basso in alcuni pezzi, così come risulta di qualità l’ospitata di Marco Trentacoste (ex Deasonika) in “Beckett” e quella del sempre geniale chitarrista che risponde al nome di Livio Magnini (Bluvertigo) presente nella viaggiante “X Files”. Ospiti di qualità a parte, in “Testimone di Passaggio” è soprattutto la musica a parlare, grazie a dei veri e propri quadri sonori che Ferri ha disegnato con cura per ogni canzone. La claustrofobica “Scoppio di dio”, la ballata minimalista “Houdini” e la cupa "Ligeti” sono delle piccole gemme di classe che assumono sempre più valore ogni volta che le si ascolta. E’ come se si scoprisse un elemento nuovo a cui non si era fatto caso in precedenza. E questo è un pregio che in pochi dischi possono vantare, perché vuol dire che non ci si stanca mai di mettere nel lettore un cd che con gli anni avrà sempre più valore.