Negli anni settanta il proliferare di grandi rock band italiane era all’ordine del giorno. La loro voglia di sperimentare, di gettarsi in territori decisamente prog e la freschezza delle proprie idee erano le caratteristiche fondamentali di gruppi che hanno segnato un’epoca assolutamente irripetibile e di cui si sente ancora la nostalgia e il bisogno. Tra le tante entità di quel periodo, merita una citazione particolare Il Rovescio Della Medaglia. La band capitanata dal funambolico chitarrista Enzo Vita ha avuto un percorso importante, grazie a un sound tosto che, addirittura, in origine era stato concepito senza l’uso delle tastiere. “Contaminazione”, uscito nel 1973, è stato il loro album più famoso e questo live, suonato in un’abbazia del 1200 a San Galgano, ce lo ripropone integralmente, dando allo stesso un contorno greve e, allo stesso tempo, soave. La formazione romana che ha ancora in Vita il suo elemento imprescindibile è formata da musicisti esperti e di assoluta qualità come Andrea Castelli (già nei Mantra, Cappanera e Silver Horses) e vede anche la partecipazione in “Alzo Un Muro Elettrico” di Vittorio De Scalzi (New Trolls) al flauto, oltre alla presenza di un quartetto d’archi, volto a rendere ancora più imponente il sound di un gruppo che sembra viaggiare con il pilota automatico. Le canzoni sono riuscite a resistere all’usura del tempo e la loro rilettura attuale ci fa capire quanto talento ci fosse ne Il Rovescio Della Medaglia. Le influenze di Jethro Tull, Genesis, Emerson, Lake & Palmer si intersecano benissimo con il talento compositivo dei romani che, a loro volta, hanno influenzato colleghi che avrebbero poi riscosso successo negli anni 80. Per chi non conosce questa formazione, il live in oggetto è davvero un bel modo per approcciarsi a un genere che in Italia fece breccia in maniera incontrovertibile negli anni settanta. Per chi già sa tutto, questo disco è, comunque, da tenere, perché mette in mostra tutti i pregi di un complesso di assoluta qualità. E questo album, alla fine dei conti, potrebbe essere il prologo a qualcosa di nuovo all’orizzonte.