Per certi versi questo è l'album più importante in carriera per lo straordinario musicista di origini islandesi che ha reso accessibile e popolare la musica da pianoforte e la neoclassica. Le sue collaborazioni con Nils Frahm hanno fatto la storia del genere, le sue colonne sonore sono tra le più apprezzate in un ambito che sta crescendo ulteriormente, grazie al profilo mediatico assunto dalle serie televisive, e dal vivo, sia da solo che con i Kiasmos, le sue performance rasentano l'incredibile. In un periodo emotivamente difficile per il sottoscritto, non potere essere a Reykjavík per Iceland Airwaves avrà un sicuro effetto depressivo sulla mia persona, ascoltare un'opera monumentale come questa rappresenta un sospiro di sollievo e sono convinto che 'Some Kind Of Peace' sia pure per Ólafur Arnalds una sorta di dovere verso sé stesso, una richiesta d'aiuto. Per quanto ho potuto conoscerlo, è un ragazzo semplice ed introverso, molto gentile con tutti e pronto a discutere con chiunque di arte. Il suo successo lo ha portato a viaggiare molto, conoscere nuove culture e misurarsi al fianco di tanti artisti di differente estrazione. Alla fine però è sempre tornato a casa ed il documentario 'Island Songs' e questo lavoro sono la prova di un legame indissolubile con la propria terra. Nel suo cuore l'amore per compositori come David Lang, Dmitri Shostakovich, Arvo Pärt e Frédéric Chopin è il medesimo per le cascate, i ghiacciai e le lunghe praterie bruciate dalla lave che lo ispirano, in perfetta solitudine, quando compone. 'Some Kind Of Peace' contiene due possibili hit come 'Loom' e 'Back To The Sky', rispettivamente illuminate dalle collaborazioni con Bonobo e JFDR (cantante dei Samaris e delle Pascal Pinon), ma anche un pezzo come 'We Contain Multitudes', che di fatto segna un'evoluzione del concetto di musica espresso con 're: member'. Se il precedente lavoro in studio era stato un trionfo tecnologico con i suoi pianoforti Stratus innovativi, brevettati, auto-riproducenti e semi-generativi, 'Some Kind Of Peace' si spinge ancora più in alto nella capacità di connettersi con qualsiasi tipologia di pubblico. Nella presentazione si legge “...non possiamo controllare tutto ciò che ci accade. Tutto ciò che possiamo fare è controllare come reagiamo a ciò che la vita ci offre”. Tanto meglio lasciarsi andare allora e sognare un mondo diverso grazie al più grande pianista del momento.