Il trio australiano ha accelerato la sua produzione dal momento in cui Caz Gannell, come suggerito nella presentazione responsabile del violoncello e dei rumori generali di fondo, e le registrazioni del presente album sono avvenute, nel corso di quattro anni, tra un capanno di latta, un rifugio per cacciatori, la natura selvaggi della Tasmania e la metropoli di Melbourne. Andrew e Ben Yardley, già nei Laura (formazione post-rock che ci ha lasciato nel 2008 con ‘Yes Maybe No’), hanno curato molto la stratificazione di voci, chitarre e field recordings trovando un equilibrio che potrà piacere sia agli appassionati di musica ambient sia ai fan di noise e shoegaze. Il punto di forza ed allo stesso tempo il difetto maggiore della release, mixata da Nao Anzai, sta nella difficile individuazione di un pezzo o due che possano regalare una certa esposizione mediatica. In fase di promozione i Sens Dep hanno puntato sulla title track ma è sinceramente complicato districarsi nei meandri di un sound intricato, votato all’esplorazione di idee di controllo, moderazione e abbandono, in egual misura. Senza il supporto di un’etichetta discografica non vedo grandi margini di miglioramento ma la base è buona e quindi i Sens Dep potrebbero riservarci delle sorprese in futuro.