I musicisti sanno anche raccontare tante balle e in fase di intervista il buon Darren Brookes qualche storiella, a buon fine ci mancherebbe, ce l'ha raccontata. É molto probabile che dopo oltre dieci anni da 'Killing Music', i Benediction si siano stufati di aspettare Dave Hunt e che la sostituzione con Dave Ingram sia stata più obbligata che convinta. Poco importa visto che, fin dal titolo e dalla copertina di Simon Harris, 'Scriptures' è un album chiamato a riassumere un po' tutti i momenti topici della carriera degli inglesi e nel contempo le sacre tavole del death metal. Al fianco del chitarrista fondatore troviamo sempre l'altra ascia Peter Rewinsky mentre la sezione ritmica è tutta nuova ed è adesso formata da Dan Bate e Giovanni Durst. Con questa line-up, i Benediction sfornano un album che non ha nulla da invidiare al suo predecessore e che conferma la band a livelli d'eccellenza. Magari non saremo ai vertici di brutalità di 'The Grand Laveller' e 'Transcend The Rubicon' ma sono anche passati trent'anni ed il quintetto regge ancora bene l'urto con le formazioni moderne. L'ex Bolt Thrower dà il meglio di sé in pezzi come 'Progenitors Of A New Paradigm' e 'Embrace The Kill' ma il suono di chitarre, ottenuto assieme a Scott Atkins (Cradle Of Filth), di 'Rabid Carnalty' è pazzesco.