Il secondo album di Hank Von Hell, ex anima dei Turbonegro, è un viaggio lungo i sentieri più impervi della sua anima. Si nota immediatamente una grande attenzione verso la realizzazione di canzoni in cui il rock si mescola perfettamente con il mood creato ad arte dal suono delle tastiere che riporta agli anni ottanta, generando composizioni ballabili e piene di ritmo, come “Disco” e “Crown” che vede la partecipazione di Guernica Mancini delle Thundermother. L’album scorre via che è un piacere anche quando le atmosfere si incattiviscono come in “Radio Shadow” in cui le chitarre la fanno da padrone. A volte sembra di ascoltare i grandi The Night Flight Orchestra (“Velvet Hell”) o l’Alice Cooper di Thrash (“Blackened Eyes”), ma l’impressione che se ne ricava è che il cantante, che un tempo fu in forza ai Turbonegro, risulti essere ispirato al punto giusto. “Forever Hell” è un brano epico, condito nella fase iniziale da cori imponenti in cui fanno capolinea i Queen, mentre “Danger Danger” ha venature decisamente boombastiche grazie ad un irresistibile e potente riff che fa da traino a tutta la struttura della canzone. Nel finale l’epicità malinconica di “13 In 1” e l’inquietante “Requiem For An Empereor” chiudono “Dead”, un disco che ha un grande pregio che è quello di crescere ascolto dopo ascolto. Di questi tempi, è decisamente una cosa che non va considerata di secondo piano.