Un ibrido tra rock progressivo e psichedelico di eccellente fattura quello proposto dai norvegesi che possono contare sulla produzione micidiale di Iver Sandøy, batterista degli Enslaved e dietro la console anche per Sahg e Krakow, e su un songwriting che si è raffinato nel tempo. Quattro anni orsono l’ottimo ‘Crystals’ aveva già messo in evidenza le qualità del gruppo guidato dal cantante e chitarrista Eirik Sejersted Vognstølen, dotato di una scrittura eccentrica e capace di amalgamare al meglio le influenze anni ‘60 e ‘70. È sufficiente ascoltare la title track, otto minuti in cui non vi annoierete mai, per rendersi conto di quanto siano significativi i contributi del tastierista Jonas Særsten e del drummer Jard Hole. Il basso di Ole-Andreas Sæbø Jensen emerge invece in ‘Steely Dan’ e ‘Magnets’ mentre ‘Traveler’ è un lungo pezzo sognante che sembra volere aprire ad ulteriori innovazioni in futuro. Di sicuro gli Shaman Elephant hanno compiuto dei progressi importanti e nei loro cambi di ritmo scoprirete una verve rara da trovare in circolazione.