La difficoltà più grande per un gruppo come i Naglfar, oltre a mantenersi credibile agli occhi dei fedeli seguaci del black metal, è pubblicare dei dischi destinati ad essere costantemente confrontati con ‘Vittra’. Nel corso della loro carriera, gli svedesi hanno spesso raggiunto risultati simili in termini compositivi e sia ‘Sheol’ che ‘Pariah’ sono due masterpiece del genere; appare però chiaro che, nonostante i tempi siano cambiati e la tecnologia abbia di fatto condizionato certe scelte di produzione, il fascino di certe atmosfere sia sempre fortissimo. ‘Cerecloth’ ha il pregio di conciliare entrambe queste dimensioni, avvalendosi di un riffing fenomenale, cantato oscuro e stacchi di batteria da capogiro. Il bassista-cantante Kristoffer W. Olivius ed il chitarrista Andreas Nilsson sono tecnicamente impeccabili e pezzi come ‘Vortex Of Negativity’ e ‘The Dagger In Creation’ sembrano esulare dall’approccio intimista di ‘Téras’ (‘Like Poison For The Soul’ è l’episodio più legato al precedente lavoro in studio). L’artwork di Kristian Wåhlin è comunque oppressivo e l’oscurità continua a regnare ma ‘Horns’ invoca il ritorno dei vichinghi e ‘Cry Of The Serafim’ è quasi doom, nel suo incedere malvagio. Le registrazioni si sono svolte presso i Wolf's Lair Studio, l’altro chitarrista Marcus E. Norman si è occupato del missaggio mentre Dan Swanö ha masterizzato il materiale presso il mitico Unisound Studio.