Quando mi sono imbattuto nell’artista inglese di origini giapponesi ho avuto più o meno la medesima impressione di quando ho ascoltato per la prima volta ‘Born To Die’ di Lana Del Rey. Troppo bello per essere vero. Un pop del genere non si dovrebbe nemmeno chiamare così. Eppure è pop, sperimentale quanto volete, ma pur sempre pop. L’esordio di Rina Sawayama ha dei suoni che tanti artisti elettronici o techno si sognano e dei chorus che si attaccano alla materia cerebrale e non lasciano neppure con dosi sostanziose di death metal. ‘Dynasty’ e ‘XS’ inaugura una scaletta che spaventerà i più rigidi di voi ma allo stesso tempo ammalierà chi non ha problemi a staccare un po' dai soliti ascolti. I video di ‘STFU!’ e ‘Comme Des Garçons (Like The Boys)’ sono contagiosi come il ritornello di ‘Paradisin’’ ed i testi parlano dei diritti delle donne, di chi si pone al mondo come pansessuale, delle famiglie che purtroppo non possiamo scegliere e di un bizzarro hotel dell’amore nel centro di Tokyo. Sono trascorsi tre anni da ‘Cyber Stockholm Syndrome’, che me l’aveva fatta scoprire, ma sembra passata una vita. Occhi a mandorla, sguardo intenso ed un’estetica pop nuova, catchy e disturbata come se Marilyn Manson si mettesse la gonnella e volesse sostituire la sua ex, Evan Rachel Wood, in qualche puntata di Westworld.