Una vera bomba il secondo full lenght degli svizzeri che, dopo aver pubblicato un mini acustico e sperimentato sonorità più commerciali, hanno deciso di presentarsi ai propri fan con un atteggiamento più onesto e brutale. Il risultato di questa riflessione è una manciata di canzoni, registrate assieme a Sascha Masymov ed in seguito mixate da Christoph Wieczorek, caratterizzate da ritmiche aggressive, melodie lesive per la materia cerebrale ed un feeling live enorme. Rispetto a ‘Carpathia’, la produzione è stata ripulita e resa più competitiva con quello che proviene dai mercati americani (Issues) ed australiani (Hands Like Houses) e pezzi come ‘Savaged Soul’, ‘Bulletproof’ e ‘Holy Truth’ denotano un songwriting più maturo e adulto. Ciò non implica che i Final Story abbiano smarrito l’urgenza degli esordi; al contrario la scaletta sembra costruita appositamente per facilitare la connessione con l’ascoltatore e scatenare il putiferio sotto palco (‘Chasing Myself’). L’idea alla base delle liriche è che ognuno di noi debba modellare la propria vita. Le esperienze drastiche possono allontanarci da noi stessi più di quanto siamo in grado di controllare. Non siamo sempre orgogliosi di tutto ciò che facciamo ma per questo è ancora più importante accettare la nostra natura con tutti i tuoi errori. Alcuni retaggi della scuola metalcore tedesca, soprattutto Caliban, si alternano con spunti melodici di chiara ispirazione britannica (Bring Me The Horizon, While She Sleeps) sui quali Matthias Sax sembra totalmente a suo agio. Da segnalare anche la presenza di Maria Lessing (‘Bad Guy’) in ‘Closer’, che anticipa la reale chiusura di ‘Fall’ e ‘Underdog’.