Il background dei tedeschi è piuttosto vario e spazia dall’alternative al garage rock con evidenti influenze psichedeliche ma, a dispetto di un range così vasto di sonorità e spunti, il presente album non riesce quasi mai ad impennarsi e finisce per annoiare alla distanza (‘Blue’, ‘Garden Of Eden’ e ‘Love And Let Go’). Un po' è dovuto al cantato, non certo impeccabile, ed in parte anche alla produzione, piuttosto artigianale e non certo competitiva con quelle a cui ci ha abituato Tonzonen Records. ‘Splitter Phaser Naked’ nasce come riflesso automatico all’accettazione di essere nati a Colonia e non sulla costa dell’Oceano Pacifico o nel Regno Unito quando i bollori psych-prog animavano le sale prove. In futuro capiremo se i DogHunters preferiranno cedere alla tentazioni del panorama indie rock proseguiranno nella loro ricerca negli archivi analogici dell’era di Led Zeppelin, Pink Floyd e Can. Nel frattempo ‘Hitchhiker’ e ‘Lost In System’ sembrano i pezzi su cui costruire qualcosa unico ed interessante. Dopo dieci anni di attività però era lecito attendersi di più.