Come al solito Karl Sanders non la manda a dire ed inneggiando a mantenersi forti per sopravvivere in periodi nei quali dominano il senso di privazione e l’assenza di speranza. Anche quando si percepisce come impossibile un’inversione di tendenza, l’heavy metal può aiutare a non smarrirsi completamente. Piu’ o meno la stessa cosa puo’ essere immaginata per chi si interfaccia, sia come addetto ai lavori sia come fruitore ultimo, all’industria musicale con le sue regole attuali. I Nile se ne sbattono di social networks, servizi di streaming, inutili pagliacciate e rapper da quattro soldi. ‘Vile Nilotic Rites’ non desidera confronti col passato ma soltanto dimostrare quello che gli statunitensi riescono a fare oggi. L’ingresso di due nuovi membri – il bassista-cantante Brad Parris ed il chitarrista-cantante Brian Kingsland – ha mutato parecchio la chimica all’interno della line-up mentre l’egyptian death non è cambiato per nulla. ‘Long Shadows Of Dread’, ‘Snake Pit Mating Frenzy’ e ‘The Imperishable Stars Are Sickened’ sono tre pezzi incredibili che Mark Lewis ha saputo esaltare con missaggio e masterizzazione. George Kollias è il solito mostro dietro le pelli ed il leader ancora abile nel costruire partiture di chitarra ultratecniche ma mai fini a sé stesse. Chi li aveva dati per perduti se ne farà una ragione.