Il silenzio dei Julie’s Haircut fa male. Fa molto più male di alcuni programmi televisivi, delle notizie dei giornali o dei mezzi che arrivano in ritardo. È un silenzio che viene da dentro, elettrico come suggerisce il titolo, doloroso e psichedelico. Un silenzio che è cresciuto negli anni e ha visto gli emiliani passare attraverso periodi chiave come ‘After Dark, My Sweet’ e ‘Asharam Equinox’. Spetta a ‘Anticipation Of The Night’ aprire la scaletta e presentare un suono di chitarra eccezionale. Forse i Julie’s Haircut non erano mai stati così esterofili in carriera ma che botta. Sembra di essere al cinema, tornano alla mente gli esordi garage ma anche visioni alla Tame Impala o alla Spiritualized. ‘Emerald Kiss’ e ‘Lord Help Me Find The Way’ sono progressioni acide, chiamatele neopsichedeliche se preferite i termini complicati, che possono però vantare un’immediatezza travolgente, nonostante il cantato di Luca Giovanardi, sia quasi sempre sussurrato, fumoso, apparentemente in secondo piano. ‘Until The Lights Go Out’ e ‘Pharaoh’s Dream’ sembrano scritte apposta per la dimensione live, la copertina di Annegret Soltau ben descrive l’alienazione di oggi ed in generale ‘In The Silence Electric’ è imbastito su continui crescendo strumentali da brividi. Un anno superbo per la band dopo la sonorizzazione ‘Music For The Last Command’.