Quello dei Mortem è il classico disco black metal che vi impone di scegliere da che parte stare. Se amate l’evoluzione del genere o le pratiche più avanguardistiche, spesso ad opera proprio di musicisti norvegesi, operate sulla materia viscida ed insalubre sputata in faccia al mondo da band del calibro di Mayhem, Darkthrone o Burzum, allora non continuate a leggere questa recensione. Se invece siete devoti al passato, gettatevi a capofitto in un ascolto che vi costringerà a recuperare i capolavori delle suddette formazioni ma anche i primi album di Arcturus e Thorns, oltre a studiarvi la storia di Marius Vold e Steinar Sverd Johnsen, che nel ‘89, in piena esplosione del morbo black, registrarono il brutale demo ‘Slow Death’, coinvolgendo Euronymous come produttore e Dead per la parte grafica. Adesso la band si è riformata con Hellhammer, storico batterista di Mayhem e Arcturus ma attivo anche con Covenant, Dimmu Borgir e Shining, ed il bassista Tor Stavenes (1349, Svart Lotus, ex-Den Saakaldte). Otto tracce malvage che richiamano alla mente l’era dei veri dannati con eccellenti risultati (‘Mørkets Monolitter’ e ‘Port Darkness’).