Se ci fossero stati più dischi di questo valore nel decennio scorso, forse la scena heavy metal non sarebbe stata polverizzata da trend imperanti quali il nu metal oppure il metalcore. Di sicuro gli svedesi sono una delle poche revival band che, di release in release, appaiono sempre freschi, personali e potenti come se fossero ancora alle prime armi. Tutti sanno che in Scandinavia i Judas Priest hanno fatto scuola, almeno quanto i Kiss, ed ecco allora, ad inizio tracklist, un paio di episodi che avrebbero potuto benissimo stare su ‘Stained Class’ o ‘Screaming For Vengeance’. Meno conosciuto è senza dubbio Oscar Carlquist ma, se i Ram hanno scalato posizioni nelle gerarchie internazionali, parecchio lo devono alla doti vocali ed all’attitudine del loro frontman che si supera in ‘Blades Of Betrayal’ e ‘No Refuge’. I riff portanti di ‘The Shadowwork’ e ‘Spirit Reaper’ sono micidiali, Morgan Pettersson è una bestia dietro il drum kit ed i suoni, ottenuti ai Black Path Studios di Göteborg, sono puliti ed organici. In chiusura il featuring di Alan Averill dei Primordial regala quel tocco di oscurità ad un album che celebra nel migliore dei modi il ventennale di una band che probabilmente verrà esaltata da postuma.