Questioni di famiglia. In sintesi, il ritorno della popstar danese potrebbe essere descritto in questo modo ed in effetti il lungo silenzio, che ha seguito la pubblicazione di ‘Earth Sick’, è stato dovuto in parte alla nascita del secondo figlio ed alla separazione dall’artista Eske Kath. Nel frattempo Nanna Øland Fabricius, ballerina mancata e voce da brividi, ha lavorato ad un paio di colonne sonore e messo da parte le idee per questo ritorno discografico che la propone in maniera molto meno sfrontata e commerciale rispetto al passato. L’elettronica c’è sempre e Thomas Bartlett (Sufjan Stevens, St. Vincent) ha saputo gestirla nel migliore dei modi, ma è l’approccio di Oh Land ad essere cambiato. Canzoni come ‘Human Error’, ‘Brief Moment’ e la stessa ‘Family Tree’, il cui video è stato girato da Helena Christensen, ne svelano il lato più sperimentale e ipnotico. A tratti l’album si muove in ambito indie pop, spesso e volentieri abbraccia una dimensione più orchestrale – partecipa anche la Budapest Art Orchestra - ma a colpire è la semplicità con la quale la ragazza riesce a connettersi con l’ascoltatore a fari spenti. Un’onestà intellettuale difficile da trovare nelle stelle che brillano nelle copertine delle riviste scandalistiche e dominano le classifiche. Meno synth e più familiarità per un lavoro che la rilancia a livelli elevati.