Il suono della Natura, dell’erba scossa dal vento. Questo è in sintesi il grunge della Mongolia, anzi della Inner Mongolia, che per i poco esperti fa parte della Cina. Il folk-rock di un nomade come Gangzi, amante del Khöömei, particolarissimo stile vocale al limite del gutturale, e affiancato prima da Zongcan (chitarra elettrica, percussioni) e poi da Eddie (basso, chitarra elettrica e samples). ‘Wind, Grass, Sound’ è il primo EP e risale a quattro anni fa ma, in attesa del prossimo lavoro che è già pronto e giungerà presto sul mercato, rappresenta un’ottima introduzione per questo duo alquanto singolare che il Festival delle Colline ha inserito nel programma dell’ultima edizione e, nello specifico, ha reso imperdibile un esperimento come China Garden, a Ex Fabrica di Prato. Dei cinque brani in scaletta, ‘Red Horse’ è nettamente il più distintivo, quello che meglio descrive un folk acustico che si intreccia con abilità con influenze etniche e psichedeliche, con un cantato che non può lasciare indifferenti ed armonie alle quali non siamo abituati dalle nostre parti. Di sicuro ‘The Morning’ e ‘ Blue Sky, Grassland, Sheeps, Dogs’ non sono indie.