La presentazione del disco del musicista australiano parla di uno studente di tre “sovrani” ovvero Albert King, BB King e Freddie King. Quindi la storia del blues a cui si aggiungono retaggi di Bob Dylan e Keith Richards, giusto per alzare ancora di più il tiro e cercare consensi in fasce di pubblico più ampie. Non siamo al cospetto di un artista in grado di attrarre le adolescenti ma questo secondo full lenght, prodotto da Jim Scott in passato a servizio con Wilco e Tedeschi Trucks Band, ha tutto per convincere i frequentatori di Pistoia Blues e di tutte le altre manifestazioni che scommettono con forza su un genere legato a vecchi valori e di grande ispirazione per i giovani. Undici canzoni da cui traspare un’attitudine rock, testi semplici ed influenze soul, roots e americana. ‘No Good’ e ‘Breaking Down’ inaugurano la scaletta con un paio di ottimi riff ma sono ‘What You Do To Me’ e ‘World’s Gone Mad’, con la loro maggiore accessibilità a mostrare qualche progresso in più rispetto a ‘Trouble’.