Il tremendo mistero svelato dalla formazione originaria dell’Oregon è un brutale coacervo di sludge-doom, politica e grezzume elevato alla millesima potenza da una produzione stellare e da un approccio rock che lascia intravedere la passione per entità più commerciali quali Clutch e Black Mountain. Detto questo, il successore di ‘Poisoned Altars’, ormai vecchio di quattro anni, è una mazzata colossale, un album che suonato ad un festival potrebbe costringere gli altri palchi al silenzio. E. Olson e C. Evans formano una coppia di asce invidiabile e pezzi come ‘Tearing At The Fabric Of Consciousness’, ‘Nearing the End of the Curling Worm’ e ‘Exploring Inward (An Unwelcome Passenger)’ non scendono a compromessi propendendo per un impatto deflagrante e grande feeling live. Nella seconda parte della scaletta emergono episodi più ricercati come ‘Freed From The Pressures Of Time’ e ‘Saying Goodbye To Physical Form’ ma il pregio più evidente di ‘Mysterium Tremendum’ coincide nella sua compattezza, in un’immediatezza travolgente nonostante i numerosi layers ed una sezione ritmica ingombrante. Senza dubbio il loro apice in carriera.