Un disco delizioso quello con cui gli autori di ‘Traffico Mentale’ si riaffacciano sul mercato irrobustendo la fusione tra cantato italiano e attitudine rock. Non è dato sapere dove si trovi realmente il Chat Hotel ma di sicuro l’ambientazione che si prospetta al visitatore non è di quelle consuete. Un misto tra la leggerezza del cantautorato di casa nostra, power pop e un pizzico di noise che non guasta mai, tanti colori ma soprattutto quattro musicisti che sono indie per davvero e non per finta come il novanta per cento dei colleghi. La loro natura ambigua, le influenze estere più spiccate sembrano essere Franz Ferdinand e Tame Impala, si ritrova anche nella presentazione di ‘Chat Hotel’ che viene definito “un disco che ha dentro amore, vita, morte e miracoli, tutti elementi vissuti a pieno con gioia e dolore da ognuno di noi. Ma anche un album con una riflessione e una critica sulla vita di quest'epoca malata. Un confine, dove non si può più tornare indietro ma solo andare avanti". Tra conoscenze bizzarre (‘Brenda’), vizi che non si riescono a tacere (‘200 Sigarette’) e strumentali psichedelici (‘Black Koala’), la scaletta si evidenzia per compattezza e duttilità. I suoni non sono bombastici ma nemmeno banali e ogni ascolto svela nuove sfumature lasciando immaginare quello che la band è in grado di offrire dal vivo.