Un disco emozionante e pieno di spunti interessanti quello con cui gli statunitensi si consacrano in maniera definitiva a livello internazionale. A distanza di dodici mesi dall’eccellente esordio ‘Nocturnes And Requiems’, la formazione guidata da Joseph Michael dimostra di avere trovato un’identità sonora precisa, in bilico tra U.S. power e prog metal, e di meritare un consenso unanime per le proprie melodie ed un impianto tecnico superiore alla media. Gli ultimi arrivati, il chitarrista Fili Bibiano ed il batterista Steve Bolognese, che ricordiamo con Ross The Boss e Into Eternity, si sono amalgamati alla grande con gli altri membri ed il risultato è un disco di grande sostanza, potente e dinamico, impreziosito dalla copertina di Kristian Wåhlin (Emperor, Tiamat), legato a valori antichi ma capace di soddisfare le esigenze dei metalhead più giovani. Il guitar work di Jake Dreyer (Iced Earth, Kobra And The Lotus) è superbo, il basso di Anthony Crawford è sempre in primo piano ed il cantato epico e evocativo quanto basta per scatenare un forte desiderio di ribellione nei confronti del dolore (‘Shadows’ e ‘Ode To Despair’). Il concept infatti è legato alla scomparsa del batterista Adam Sagan e traccecomplesse come ‘We Are Nothing’ e ‘Vintage’ presentano nel migliore dei modi la produzione di Chris “Zeuss” Harris (Revocation, Hatebreed). Una crescita importante che ci auguriamo corrisponda ad un incremento dell’attività live perché le composizioni in questione sembrano scritte appositamente per essere dilatate in tour.