Non ascoltavo un disco prog metal così bello da anni e imbattermi in canzoni di questo spessore mi ha portato a riflettere sulle varie stagioni di una scena che per molto tempo ha visto il predominio delle formazioni statunitense o non ha saputo proporre nulla di nuovo o interessante. Come tutti i supergruppi l’incognita è legata al futuro, agli impegni con le rispettive band ed al mantenimento di un equilibrio, personale e artistico, che rende speciale le registrazioni in questione. Perplessità plausibili che passano in secondo piano al cospetto del fervore compositivo di Daniel Gildenlöw, Roine Stolt, Jonas Reingold e Marco Minnemann al fianco dei quali troviamo il tastierista Tom Brislin, il sassofonista Rob Townsend e guest d’eccezione quali Jordan Rudess (Dream Theater), Jon Anderson (Yes), Casey McPherson (Flying Colors). Ad un primo sguardo, molto superficiale, The Sea Within è un progetto che potrà attrarre i fan di Pain Of Salvation, The Flower Kings, Transatlantic, Kaipa, The Tangent ovvero formazioni della InsideOut che hanno più o meno tracciato buona parte delle uscite del decennio scorso se non addirittura delle generazioni passate. In realtà la scaletta, da seguire per filo e per segno dall’inizio alla fine, è un tumulto di idee avvincenti e l’elevato grado di sperimentazione, dal jazz al post rock, non inficia per nulla l’affabilità delle melodie. Molto ci mettono i protagonisti, musicisti eccezionali dotati di talento unico, ma abbiamo sentito tanti album di questo tipo tecnicamente impeccabili ma vuoti dentro. Non è questo il caso anzi passaggi come ‘Ashes Of Dawn’, molto Steven Wilson, ‘An Eye For An Eye For An Eye’ oppure la magnifica suite ‘Broken Cord’ sviluppano nella mente tutta una serie di immagini, parecchio cinematiche, che riconducono ad un concept mirabile e stimolante. I poderosi synth di ‘They Know My Name’, lo standard ‘The Hiding Of The Truth’ e la bonus track ‘Denise’ si distinguono come altri momenti imperdibili di una release che non deve mancare nella vostra collezione.